venerdì 8 ottobre 2010

SEI UN RAGAZZO BEAT

non mi chiamo jimmy, non mi chiamo joe o peter o desmond o otis. no. il mio nome contiene tante vocali e finisce pure con una vocale e se lo pronunci non è tanto bello e dolce per la tua bocca e le tue orecchie raffinate e british. magari uno mi vede e potrebbe pensare che starei bene ambientato a londra o in un college dell'ivy league in iù-es-ei, chessò in una foto in bianco e nero o pure dal vivo magari nel millenovecentosessantasette o settantanove. con le mie brogues marroni, i miei pantaloni stretti e l'harrigton e tutto il resto. poi però apro la bocca e cade l'incanto, accento meridionale anzi leccese anzi galatinese. vabbè, sfortune o fortune che uno può avere. come chi nasce figlio di un principe o di un parrucchiere o di un calzolaio o di una pornostar. fortune o sfortune. in tutto c'è del buono. poi si può sempre cambiare luogo o abitudini o persone o pettinatura o scarpe o quello che vuoi e puoi. sta a te. però solo la faccia non puoi cambiare, e gli occhi. si vabbè la chirurgia plastica, però se hai la faccia da culo quella ti rimane e se hai la faccia di una stronza quella ti rimane e anzi peggiori pure la situazione spesso. la faccia e gli occhi te li porti con te a vita. c'è chi li ha belli e chi li ha brutti, la faccia e gli occhi. fortune e sfortune, sempre là stiamo. in questo periodo sto ascoltando i count five, i sick rose, the monks, paul revere and the raiders, i vermi, poi vecchio beat italiano, fuzz e armoniche e ritmo e blues. il pomeriggio mentre faccio il tirocinio leggo eighties colour di roberto calabrò. leggo e guardo le immagini. sto interi minuti a fissarle e cogliere ogni minimo particolare. non tutte le immagini però, solo quelle che mi piacciono, solo quelle dei gruppi che mi piacciono. i sick rose e gli avvoltoi su tutti. voglio essere bello. più di quanto già lo sono. le solite fortune e sfortune. poi voglio battere le mani a tempo, voglio suonare un tamburello in un gruppo garage, e ballare come ballava chuck berry e urlare come urlavano i sonics, poi vorrei stare laggiù e abitare a new orleans e ascoltare il mississippi e fare a pugni con gli amici tutti neri e musicisti e saper suonar la tromba e poter parlar l'inglese. devi essere fortunato nel luogo in cui nasci. che neanche quello puoi cambiare, insieme alla faccia e agli occhi. venerdì scorso ho comprato a pochissimo un paio di polacchine blu. belle. complimenti. sono felice. lo scorso marzo quando hanno suonato i vermi a lecce mi hanno dedicato una canzone, titolo bocht, checco il loro chitarrista ha detto ad antonio ragazzo beat. e quell'antonio ero io, ladies and genlemen....sei un ribelle e lo sai radici tu non ne hai tu non dormi mai sogni quando vuoi la tua libertà la tua libertà la tua libertà..........ho deciso di farmi crescere un pò i capelli, non molto però, quanto ce li avevo a giugno. che poi non ricordo nemmeno perchè li ho tagliati. vabbè succede.
sorrisi e canzoni. senza tivvù, spegnetela.
......e poi vorrei gridare yeah yeah yeah all right shake shake shake.......

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